mercoledì 19 gennaio 2011

Nudismo con papino, settima parte.

Arrivarono nel parcheggio; la macchina di Pietro era una bmw color argento. Molto spaziosa. Roberta andò ad aprire il bagagliaio e si mise a novanta grandi a cercare la borsa frigo. Gigi le si mise dietro e puntò il suo cazzo contro il suo culetto.
“Ma che bel culo che hai” le disse premendo il glande contro il buchetto, lo strofinò un po’ e poi le diede uno schiaffo su una natica.
“Ahi! Mi fai male” gli disse lei.
Poi Roberta prese la borsa e chiuse il bagagliaio e subito si avviò di nuovo verso la spiaggia, ma Gigi la fermò per un braccio.
“Aspetta, dove vai? Già vuoi ritornare da papino? Perché invece non ci conosciamo un po’ meglio? Che ne dici se magari ci sediamo un po’ in macchina?”.
Gigi le prese le chiavi dell’auto dalle mani e andò ad aprire le portiere di dietro e ci si infilò dentro. Roberta non sembrava sicura di quella cosa, eppure dopo un po’ si convinse e entrò anche lei in auto, lasciando la borsa frigo fuori, a terra. Una volta dentro chiusero la portiera e aprirono un po’ il finestrino per far passare l’aria, sennò dal caldo sarebbero crepati.
“E allora” cominciò Gigi mettendole una mano su una coscia e con l’altra si teneva il cazzo dalla base dell’asta, “non fare la timidina. Non ti piace il cazzo? Lo vuoi?”.
Gigi smise di accarezzarle la coscia e raggiunse la sua nuca, e la spinse con il viso contro il suo attrezzo.
“Ma sì che lo vuoi, sei affamata di cazzo”.
Roberta cominiciò a leccargli l’asta, saliva e scendeva con la lingua, dalle palle alla cappella. Gigi piegò la testa indietro e chiuse gli occhi; era fantastica. Glielo stava leccando come se fosse stato un calippo alla fragola. Poi lo infilò in bocca e cominciò a mulinare la lingua intorno alla cappella.
“Ma sei bravissima!” le disse. “È proprio vero che voi ragazze più siete timide e più siete maiale”.
Gigi tenendo le mani dietro la nuca di lei la spingeva sempre più infondo, fino a toccarle con la punta del cazzo la gola. In pochi minuti l’arnese gli si era riempito di saliva; quella ragazza produceva saliva in quantità industriale, Gigi ne aveva l’inguine completamente ricoperto. Nella macchina cominciava a fare caldo e nell’abitacolo si creò un denso odore di sesso e sudore. Gigi con una mano raggiunse il culo di Roberta e gli penetrò il buchetto con un dito e poi se lo portò in bocca; aveva un sapore sublime e non sapeva se metterla col culo all’aria e leccarle il buchetto o scoparsela e basta. Decise di leccarla un po’ prima di sbattersela, così la fece mettere a pancia in giù e col culo rivolto verso l’alto e infilò la bocca in mezzo alle natiche e le leccò avidamente il buco, e con le dita le penetrava la fighetta pelosa che era diventata un lago di umori. Prima aveva cominciato con un solo dito, poi era arrivato a infilarcene tre. Il caldo li cominciò a far sudare come maiali a entrambi, tanto che sembravano ricoperti d’olio. Roberta mugolava di piacere e si lasciava fare qualsiasi cosa senza opporsi.
“Vieni qua, mettiti sopra” disse Gigi mettendosi a sedere al centro dei sedili anteriori, e Roberta gli salì sopra divaricando le cosce e cavalcandolo. “Così, brava. Ti voglio piccola”.
Roberta si avvinghiò a lui cingendogli le spalle con le braccia e tenendo premute le sue tette contro il suo petto. Gigi intanto da sotto la penetrava come un treno e le accarezzava la schiena tutta appiccicosa di sudore. La loro puzza di sudore era per lui un micidiale afrodisiaco. Le ficcò un dito nel buchetto del culo e muoveva l’anca ossessivamente su e giù per trarre il massimo piacere da quella scopata e allo stesso tempo per regalare a Roberta un orgasmo che non avrebbe mai più dimenticato. Era una ragazza calda, eccessivamente, Gigi aveva l’impressione di aver infilato il cazzo nel forno; la sua fighetta era in fiamme e stava facendo un lago di umori sui sedili della bmw del papino. Per fortuna riuscì a far venire fuori l’attrezzo prima di sborrare, e gli schizzi erano così consistenti e violenti che saltarono sulla schiena di Roberta. Gigi gli spalmò lo sperma come se fosse la sua crema per il sole; adesso era appiccicosa non solo per via del sudore ma anche per via della sborra. Nell’abitacolo ormai la puzza di sperma e sudore aveva reso l’aria irrespirabile. Così Gigi aprì la portiera e Roberta uscì fuori, poi lui la seguì.
“Oddio che sborrata!” disse dandogli uno schiaffo sul sedere. Roberta lo abbracciò quasi come se fosse in cerca di coccole.
“Ti prego non fare come tutti gli altri uomini. Non sono soltanto un buco da riempire, non considerarmi come uno sborratoio”.

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