domenica 10 aprile 2011

Ciak, si sborra. Pt. 1


P.S.: ho scritto questo racconto la settimana scorsa, pensando ad un'amica a cui non immaginavo di essere attratto così tanto. Simona, appunto. Simona è sposata e ha un figlio.

Quando mi aprirono la porta mi chiesi in che casino mi stavo cacciando. E quasi pensai di dire che aveva sbagliato indirizzo, ma la ragazza che mi aprì, bassina e con un viso loquace, mi sorrise e subito mi riconobbe.
- Tu devi essere Andrea - mi disse, poi mi prese per mano e mi fece entrare. - Vieni, entra.
Non mi aspettavo di trovare una ragazza ad accogliermi. Pensavo che fosse un ambiente tutto al maschile. Era piuttosto strano, la sua presenza mi metteva un pò in imbarazzo, come se dovessi vergognarmi di quello che avremmo fatto in quell'appartamento di Milano. Continuava a tenermi per mano, e mi condusse in un corridoio asettico con alcune porte chiuse, e alla fine di questo c'era una camera bianca e molto illuminata da fari e faretti, che emettevano anche un discreto calore. Ma la stanza era vuota; c'era soltanto un divano nero di pelle e tutta l'attrezzatura da lavoro: quindi una videocamera, le luci e una macchina fotografica poggiata per terra. Insieme a noi c'era anche un uomo. Molto silenzioso a dirla tutta. Stava smanettando vicino alla telecamera e mi guardò soltanto di sfuggita.
- Come hai trovato il nostro annuncio, tesoro? - mi chiese lei.
- Stavo cercando lavoro, poi ho trovato la vostra inserzione e ho deciso di provare.
In realtà avevano voluto da me anche un paio di foto senza vestiti, una breve descrizione di me e tutte le analisi che attestassero che io non avevo malattie.
- Io comunque mi chiamo Simona, e lui è mio marito Roberto. Se intanto ti spogli, così ci portiamo avanti col lavoro? Cosa ne pensi?
- Va bene.
Tolsi lentamente le scarpe e i calzini, poi sbottonai i pantaloni e lentamente feci scendere la lampo. Mi vergognavo da morire, soprattutto per la presenza di Simona, che intanto aveva raccolto la macchina fotografica e mi sorrideva. Forse aspettava di vedermi nudo per scattare qualche foto.
- Ti spiego intanto come funziona il nostro lavoro, ti va?
- Sì - risposi timidamente.
- Noi realizziamo dei servizi fotografici e dei filmati quasi amatoriali, e vendiamo tutto il materiale a una rivista hard di Milano. Il cascè dei nostri modelli e delle modelle è sempre lo stesso, ottocento euro. Adesso vogliamo vedere come te la cavi davanti ad un videocamera, però prima voglio farti qualche fotografia che andrà nel nostro archivio. Va bene?
- Sì - rimasi in mutande e non sapevo se toglierle.
- E quella? Non la togli? - disse Simona ridendo.

Continua...

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