sabato 10 dicembre 2011

Ti vorrei più porca, Pt. 2.


Capii dal suo silenzio che per evitarle ulteriore imbarazzo dovevamo andare via da quel posto, così pagai il conto e uscimmo dal ristorante. Passeggiammo tra le strade di Roma e gli uomini non facevano altro che girarsi per guardare Antonella, di cui il vestitino corto scopriva le forme del suo culone, e lei lo sapeva così era sempre lì a cercare di tirarsi giù il vestitino; ma più tirava giù e più si scoprivano le tette, e le sue aureole rosa si scoprivano parzialmente. Insomma era nell’imbarazzo totale. Era sempre stata una fidanzata modello, brava e fedele. Ma io ero stanco di quel gioco. Aveva tutte le carte in regola per essere un po’ troia: cosce scolpite, un bel culo e due tette formidabili. Volevo che Antonella fosse più attiva sessualmente e capii che per farla cambiare dovevo parlarle chiaramente.
“Ascolta tesoro, non devi sentirti in imbarazzo. Sono stanco di vederti fare la santarella, cazzo! Sono un uomo, e voglio avere da te più soddisfazioni. Non so se mi capisci, ma se non ci riesci forse è meglio se ci lasciamo”.
Antonella come sospettavo rimase pietrificata e mi guardava con i suoi meravigliosi occhioni castani. Poi ad un certo punto mi abbracciò scoppiando a piangere.
“Amore non lo dire neanche per scherzo. Cambierò” piagnucolò”. Ti giurò che cambierò. So essere troia se vuoi. Vuoi godere? Adesso? Ti faccio un pompino. Lo vuoi?”
Antonella continuava a piangere e mi prese per mano conducendomi in un vicolo buio. Senza neanche guardare se arrivava qualcuno si abbassò e con le mani mi abbassò la cerniera dei pantaloni tirandomi fuori l’arnese già abbastanza duro. Ficcò in bocca il glande e iniziò a succhiarmelo dando il meglio di se stessa, mulinando la lingua in modo eccezionale, come se volesse dimostrarmi che era capace di comportarsi come una mignotta. Forse era la tensione di poter essere scoperti da qualche passante o forse perché Antonella con la lingua ce la stava mettendo tutta, ma sborrai dopo un minuto, e lei se ne accorse e si lasciò sborrare in faccia. I miei fiotti lunghi e densi si posarono sulle sue labbra; le ultime gocce le caddero sulle tette. Con le dita Antonella si portò lo sperma che aveva sul viso in bocca e ingoiò.
“Fai di me ciò che vuoi, ma non mi lasciare” mi disse con una voce supplichevole.
Era sulla strada giusta, pensai, perché prima di quel giorno non si sarebbe mai lasciata sborrare sul viso. Ormai la trasformazione da brava ragazza a vacca era in atto. Mi prese con una mano la base dell’asta e con la lingua mi ripulì la capella dalle ultime gocce di sperma, fino a quando vedemmo qualcuno addentrarsi nel vicolo buio, e frettolosamente rimisi dentro il mio cazzo e Antonella si alzò in piedi rassettandosi il vestitino. Uscimmo dal vicolo mano nella mano; tra noi nasceva finalmente un nuovo rapporto amoroso, fatto di sesso e oscenità. E vedevo finalmente la nostra storia d’amore rinvigorirsi grazie alla capacità di Antonella di trasformarsi in un emerita troia.
Prima di tornare a casa le proposi di andare a bere un superalcolico e lei mi disse che era d’accordo. Sapevo che ormai potevo chiederle qualunque cosa, quindi decisi di parlarle chiaramente, senza troppo imbarazzo.
“Amore io vorrei che tu facessi la mignotta non soltanto con me, ma anche con altri uomini. Libera i tuoi impulsi, non pensare al fatto che io possa essere geloso”.
“Ma come sarebbe a dire? Se io mi comporto con altri uomini così come mi comporto con te sarebbe come tradirti”.
“Se ti chiedo di farlo è perché non mi infastidisce, anzi, mi ecciterebbe da impazzire”.
“Ma non so se sono capace”.
“Devi solo lasciarti corteggiare, senza offenderti quando ti fanno apprezzamenti volgari. Poi il resto verrà da se, vedrai”.

(Continua).

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