mercoledì 7 dicembre 2011

Ti vorrei più porca, Pt. 1.

Io e Antonella festeggiavamo il nostro sesto anniversario di fidanzamento. Eravamo andati a cena fuori in un ristorante caratteristico romano. Lei era più bella e provocante del solito. Aveva indossato un vestitino bianco molto corto e dei tacchi a spillo. Il vestito era abbondantemente scollato e gli uomini presenti nel ristorante non potevano fare a meno di guardarla e desiderarla. E a me piaceva così; mi faceva impazzire l’idea che altri uomini guardassero la mia ragazza come si guarda una mignotta. In effetti ero molto fortunato, perché Antonella era da erezione immediata: aveva un corpo scolpito, cosce robuste e due tette molto grandi. Capelli castani lisci e un sorriso piacevole, coinvolgente e intrigante. Al braccio portava dei bracciali che tintinnavano ad ogni suo movimenti e un anello al con una pietra nera che le avevo regalato proprio quel giorno. Era vestita proprio come una sgualdrinam e questa cosa mi piaceva moltissimo.
Lei invece a causa di tutti quegli sguardi affamati di sesso di quegli uomini si sentiva notevolmente a disagio. Sotto il vestitino non aveva neanche indossato il reggiseno, così le sue tette sembravano ancora più oscenamente grosse. Comunque devo premettere che non era sua abitudine vestirsi in quel modo, come una mignotta, ma gliel’avevo chiesto io, perché lei era convinta di essere brutta e poco attraente, così io le avevo detto che vestita in quel modo ogni uomo l’avrebbe guardata e avrebbe sicuramente avuto un erezione. E le avevo detto anche che sicuramente qualche uomo avrebbe fatto lo sfacciato facendole qualche avance proprio lì davanti a me.
“Guarda amore” le dissi mentre mangiavamo, “guarda quanti uomini che ti fissano. Ti guardano come se tu fossi una pornodiva”.
“Scemo” rispose lei sorridendo. “Mi guardano perché sono vestita come una puttana. Infatti mi sento molto in imbarazzo. Ho l’impressione di essere nuda”.
“Non devi sentirti in imbarazzo. Ti guardano perché sei eccitante tesoro, e non è mica un reato essere così arrapante?
Nel ristorante c’erano per la maggior parte uomini, solo qualche donna che guardava Antonella con disprezzo. E tra di loro parlavano male di lei. Riuscii a sentire una di loro che diceva: “deve essere una puttana, guarda come si è conciata!”. Ero quasi certo che se mi fossi allontanato dal tavolo qualcuno avrebbe tentato di abbordare Antonella. Così un po’ per curiosità e un po’ perché mi eccitava quella situazione mi alzai e con la scusa di andare al bagno mi allontanai. Come volevasi dimostrare, l’uomo che mangiava solo alle nostre spalle senza fare troppo lo sfaciato si girò verso Antonella. Sembrava un uomo per bene, sulla cinquantina.
“Che vacca che sei” le disse.
Antonella rimase scandalizzata e fece finta di non averlo sentito. Abbassò lo sguardo sul suo piatto mezzo vuoto e fece la vaga, come se quel uomo non esistesse.
“è il tuo ragazzo quello lì?” aspettò una sua risposta ma lei lo ignorò allora lui continuò. “Non è geloso del fatto che vai in giro come una sgualdrina?”.
“Ma come si permette, maleducato!” gli rispose con un filo di voce e guardandolo con la coda dell’occhio.
“Falla finita, e dimmi piuttosto quanto vuoi. Vanno bene duecento? Ovviamente entrambi i buchi, culetto e passera”.
Decisi di ritornare al tavolo quando capii che le avance di quell’uomo stavano offendendo Antonella. Quando ritornai a sedere l’uomo si zittì e ritornò a mangiare come se nulla fosse accaduto. Antonella mi guardava con gli occhi visibilmente sconvolti, come a dirmi “non puoi immaginare cosa mi è appena successo”.
“Tesoro, ne ho abbastanza” mi disse. “Voglio andare via da questo ristorante”.
“Perché, è successo qualcosa?”
Lo sapevo cosa era successo ma volevo che me lo raccontasse lei. Non sapevo cosa precisamente quell’uomo avesse detto ad Antonella, ma dalla sua espressione del viso capii che era stato piuttosto spinto e offensivo per lei che a fare la mignotta non era abituata, e con mio grande dispiacere non sembrava neanche volerci provare ad esserlo. Confesso che quello era proprio il mio intento: tirare fuori da Antonella il suo animo da maiala, che però stentava a venire fuori.

(Continua).

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